In viaggio
Il primo ottobre del 2023 segnò l’inizio di un viaggio che avrebbe cambiato profondamente la mia vita. Mi chiamo Federica Spagnoli, e sono una studentessa del secondo anno del biennio in Design Sistemico per la Comunicazione presso l’ISIA di Roma. Appena ho saputo dell’opportunità offerta dalla mia università di studiare in Giappone, ho nutrito la speranza di potervi partecipare fin da subito. Affrontare un’esperienza di vita così intensa è sempre stato per me un sogno nel cassetto. Sentivo il bisogno di uscire dalla comfort zone e di esplorare nuove realtà, aprendomi a prospettive diverse da quelle che credevo di conoscere. Preparare tutta la documentazione necessaria non è stato affatto semplice. Compilare file, inviare email, affrontare ogni dettaglio con precisione: ogni passo ha richiesto impegno e determinazione. Dopo un viaggio di sedici ore e uno scalo in Cina, ho finalmente messo piede all’aeroporto di Tokyo Haneda con le mie due valigie da 20 kg ciascuna. Quel momento è stato un mix di emozione e timore: mi sono sentita improvvisamente piccola rispetto a tutto ciò che mi aspettava. Tuttavia, l’entusiasmo, l’intraprendenza e una buona dose di sana incoscienza mi hanno permesso di affrontare questa nuova fase della mia vita con lo spirito giusto. I primi giorni in Giappone li ricordo come frenetici ma ricchi di stupore. Mentre cercavo di ambientarmi in un paese così diverso dal mio, con una lingua e abitudini a me sconosciute e un fuso orario di 8 ore, dovevo affrontare una serie di pratiche burocratiche, dalla ricerca di un’assicurazione alla scelta dei corsi universitari, fino alla consegna di documenti per l’iscrizione e il conseguimento della carta di residenza giapponese. Nonostante la timidezza che contraddistingue molte persone giapponesi, ho trovato conforto nella disponibilità e nell’aiuto offerto da coloro che mi circondavano. La mia università giapponese, la “Chiba University”, con le sue quattro sedi, è diventata il mio porto sicuro in questa nuova avventura. Frequentavo principalmente le sedi di Nishi Chiba (Figura1) e Sumida (Figura 2), quest’ultima situata in un affascinante quartiere della parte nord-orientale di Tokyo. L’Università di Nishi Chiba era il mio punto di riferimento principale, soprattutto per la sua vicinanza a casa. Risiedendo a Inage, un tranquillo quartiere nella prefettura di Chiba, mi sono subito affezionata alla sua semplicità e alla sua quiete, in netto contrasto con l’agitazione della frenetica Tokyo. L’istituto universitario nelle vicinanze era vasto e incredibilmente ben organizzato, quasi a creare l’atmosfera di una comunità protettiva, gestita con precisione da un sistema universitario impeccabile.
Un nuovo approccio accademico
Nel contesto accademico, è essenziale andare oltre le competenze
pratiche e sviluppare un approccio metodologico che integri diverse
prospettive culturali. Questo aspetto è cruciale nell’ambito del design,
in quanto l’apprendimento di questa disciplina non si limita solo
all’acquisizione di abilità tecniche, ma implica anche una comprensione
critica e teorica delle diverse culture e dei diversi contesti. Un
riferimento metodologico fondamentale in questo campo è il lavoro di
Donald Schön, che nel suo libro The Reflective Practitioner
(1983) sottolinea come i professionisti del design, per essere efficaci,
debbano sviluppare la capacità di riflettere sul proprio processo
creativo e sulle implicazioni delle proprie scelte in relazione ai
contesti sociali, culturali e professionali. Schön introduce il concetto
di “pratica riflessiva”, in cui il designer non si limita a risolvere
problemi pratici, ma esplora anche come le soluzioni possano rispondere
alle necessità, ai valori e alle aspettative di diverse comunità.
Inoltre, l’apprendimento del design dovrebbe abbracciare diverse
metodologie per rispondere in modo flessibile e dinamico ai continui
cambiamenti nelle esigenze globali e locali. Studiare in ambienti
internazionali, come il Giappone, permette di confrontarsi con approcci
progettuali nuovi e stimolanti, arricchendo il proprio percorso
formativo. In Giappone, l’approccio al design è fortemente influenzato
da una cultura e una filosofia che pongono l’accento sull’equilibrio,
sulla semplicità e sull’armonia. Studiare in un contesto internazionale,
quindi, offre la possibilità di esplorare approcci progettuali
alternativi, arricchendo la propria visione del design con nuove
soluzioni estetiche e funzionali. Allo stesso tempo però, il confronto
con studenti di cultura e percorsi diversi, rappresenta una sfida su
vari fronti. In primo luogo, la diversità di approcci al design: ciò che
può essere considerato innovativo o funzionale in una cultura potrebbe
non esserlo in un’altra. Quindi la percezione estetica; la scelta dei
colori, dei materiali, e la struttura complessiva di un prodotto possono
differire notevolmente da un paese all'altro. Tutto ciò richiede una
continua negoziazione di significati e soluzioni, che può risultare
stimolante ma anche frustrante, poiché ogni studente porta con sé una
visione unica e talvolta difficilmente comprensibile per gli altri. In
secondo luogo, la comunicazione interculturale gioca un ruolo cruciale.
Le difficoltà linguistiche e la differenza nei codici comunicativi
possono generare malintesi, soprattutto in un ambiente di lavoro di
gruppo dove è essenziale una comprensione chiara delle idee e dei
concetti. La gestione di queste barriere è una delle principali sfide
formative: imparare a comunicare efficacemente, a trovare un linguaggio
comune che permetta di collaborare proficuamente, diventa fondamentale
per il successo del progetto.
Infine, c’è il tema della gestione dei conflitti e del processo
decisionale. In alcune culture, i conflitti sono affrontati apertamente
e risolti in modo rapido, mentre in altre si tende a evitare il
conflitto e a cercare il consenso. Questo può rendere difficile prendere
decisioni rapide in un gruppo multiculturale, poiché ognuno si avvicina
al problema in modo diverso, sia a livello pratico che relazionale.
Tuttavia, questa varietà di approcci può anche diventare un’opportunità
per sviluppare soluzioni progettuali più inclusive e innovative.
Nella mia esperienza presso l’ISIA di Roma, ho constatato che il lavoro di gruppo è una pratica consolidata che permette agli studenti di acquisire competenze collaborative fondamentali. Tuttavia, spesso si collabora con compagni che condividono un background culturale e formativo simile. Sebbene questa omogeneità possa essere un vantaggio per sviluppare un linguaggio progettuale comune, può anche limitare la diversità delle soluzioni creative, che si sviluppano maggiormente in un contesto multiculturale. In un ambiente internazionale, infatti, la presenza di studenti con esperienze e tradizioni culturali diverse può stimolare maggiore innovazione, grazie alla fusione di prospettive differenti. A tal proposito, sarebbe utile raccogliere dati specifici sulle provenienze internazionali degli studenti, per meglio delineare come queste differenze culturali influenzano il processo progettuale e la risoluzione dei problemi.
Il confronto con docenti provenienti da culture diverse è una parte centrale di un’esperienza formativa all’estero. Nella mia esperienza, un incontro importante è stato quello con il professor Ikjoon Chang, che insegna presso la Chiba University. Ikjoon Chang si occupa di design grafico e comunicazione visiva, con un focus sull’usabilità, sull’efficacia comunicativa e sulla ricerca di soluzioni semplici e intuitive per problemi complessi. Il suo approccio al design pone l’accento sull’uso della grafica per risolvere problemi pratici, con una particolare attenzione alla semplicità e alla funzionalità.
Tra i suoi lavori più significativi, vi è la progettazione di un sistema di segnaletica per i centri vaccinali, un esempio concreto di come il design grafico possa risolvere problemi di comunicazione in situazioni urgenti e ad alta affluenza, diventando uno strumento fondamentale per migliorare l’esperienza quotidiana delle persone.
Oltre a progetti applicativi, Ikjoon Chang ha contribuito alla teoria del design con lavori che esplorano l’intersezione tra design grafico e comunicazione visiva. In questo ambito la sua ricerca si concentra sul miglioramento dell’accessibilità dei messaggi visivi attraverso l’uso di simboli universali e linguaggi visivi che trascendono le barriere linguistiche. Numerosi suoi contributi scientifici affrontano l’usabilità e la semplificazione della complessità visiva per la comunicazione pubblica, approfondendo l’idea di un “linguaggio visivo universale”, capace di superare le barriere culturali e linguistiche per comunicare messaggi chiari ed efficaci.1
L’organizzazione dei corsi
L’università giapponese è organizzata in maniera diversa rispetto a quella italiana. L’anno accademico è suddiviso in term, ognuno della durata di circa due mesi, intervallati da una pausa di una settimana. Durante il mio scambio, ho seguito due term consecutivi (ottobre-novembre e dicembre-gennaio), mentre il mese di febbraio, privo di lezioni, poteva essere utilizzato per altre attività, come un tirocinio o un workshop. Per ottenere i crediti necessari, è obbligatorio seguire almeno cinque corsi nel periodo di scambio. Esiste anche la possibilità di partecipare a due workshop, che valgono come corsi tradizionali per quanto riguarda il riconoscimento dei crediti. Io ho organizzato il mio piano di studi inserendo nel quarto term, 1 corso e 1 workshop e nel quinto term, 2 workshop e 1 corso.
Lezioni e workshop che ho seguito
Quarto term
Workshop “Global Cultural Contents Design”
Professori: Ikjoon Chang e Hisa Nimi
Questo workshop, organizzato in collaborazione con l’Università di Seul, è stato un’esperienza intensiva di cinque giorni all’insegna della progettazione creativa. Ho avuto l'opportunità di lavorare fianco a fianco con studenti internazionali e studentesse coreane, confrontandomi con prospettive culturali e metodologiche differenti. Il brief assegnato dai nostri professori era stimolante: ideare da zero un gioco “icebreaker” completamente nuovo e originale, in grado di facilitare l’interazione tra persone che non si conoscono. Non ci siamo limitati alla fase concettuale, ma abbiamo dovuto progettare e realizzare un prototipo funzionante, sfruttando i macchinari e le risorse messe a disposizione dall’università. Al termine dei cinque giorni, ogni team ha presentato il proprio progetto agli altri gruppi, illustrandone concept, funzionamento e potenzialità. Successivamente, abbiamo testato reciprocamente i giochi creati, analizzandone punti di forza e criticità. Questo momento di confronto ci ha permesso di discutere apertamente le impressioni, fornire feedback costruttivi e riflettere su come migliorare ulteriormente i nostri prototipi. L’esperienza è stata arricchente sia dal punto di vista formativo che umano, permettendomi di sviluppare nuove competenze progettuali e di collaborazione in un contesto internazionale.
Co-Design with the Machine
Professori: Juan Carlos Chacon
Questo corso permetteva di esplorare l’uso dell’intelligenza artificiale come strumento collaborativo nel design, combinando teoria e pratica per offrire un approccio innovativo al tema. Tenuto da Carlos, giovane docente messicano, il corso era ben strutturato e coinvolgente. Abbiamo approfondito l’utilizzo di JavaScript per automatizzare processi e creare interfacce interattive, acquisendo competenze tecniche che ci hanno permesso di integrare l’IA nel processo creativo. L’esperienza ci ha fornito una solida base teorica e pratica, permettendoci di esplorare nuove possibilità di design potenziato dalla tecnologia.
Quinto term
Communication Design IV
Professori: Ikjoon Chang
Il corso di infografica, si articolava in sei lezioni: due incontri teorici, tre revisioni individuali e un esame finale. Fin dall'inizio, il professore ha voluto coinvolgerci in modo originale, chiedendo a ciascuno di noi di pescare da una busta un biglietto che indicava il tema su cui lavorare. Ogni foglietto conteneva il nome di un paese, e il nostro compito era rappresentarne una caratteristica distintiva, di qualsiasi genere: cultura, società, economia o ambiente. Il caso ha voluto che il mio biglietto riportasse proprio l’Italia, mio paese di origine. Questo progetto, oltre ad essere un'interessante sfida creativa, mi ha permesso di riconnettermi con le mie radici. Lavorare su un'infografica dedicata all’Italia ha contribuito ad alleviare quella leggera nostalgia di casa che talvolta si fa sentire vivendo all'estero. Inoltre, raccontare le peculiarità del mio paese a un pubblico internazionale è stato motivo di orgoglio, spingendomi a rappresentarlo in modo accurato e affascinante. Il corso, quindi, non è stato solo un'occasione per affinare le mie competenze nel design dell'informazione, ma anche un'opportunità per riscoprire e valorizzare la mia identità culturale in un contesto accademico internazionale.
UX Sketchbook
Professori: Nishikawa Taichiro (Toshiba)
Questo corso sulla progettazione dei servizi è stato uno dei più impegnativi, ma anche tra i più formativi. Nonostante fosse interamente in giapponese, grazie al supporto di un tutor francese che faceva da intermediario, siamo riusciti a completare con successo il progetto.
Io e il mio team abbiamo sviluppato un ambiente immersivo ispirato all'oceano, pensato per offrire ai bambini un luogo sereno dove incontrare i genitori ricoverati in ospedale, alleviando lo stress legato alla malattia. Il servizio prevede la progettazione e l’allestimento di una stanza dall’atmosfera rilassante, con prenotazioni gestibili tramite un’App dedicata.
Winter Workshop in Japan
Professori: Kenta Ono, Ikjoon Chang e Hisa Nimi
L’obiettivo di questo workshop è stato quello di riunire studenti di design provenienti da Thailandia, Giappone e Corea presso il negozio di Sumida, con l’intento di sviluppare idee innovative e strategie di branding attraverso la creazione di prototipi di design specifici per l’area. I partecipanti sono stati chiamati a comprendere il significato della campagna “MUJI to GO” attualmente in fase di sviluppo da MUJI, e a progettare il concept “SUMIDA to GO”, focalizzandosi sulle "caratteristiche distintive dell'area di Sumida”. Abbiamo poi individuato i target più appropriati (residenti dell’area di Sumida, persone provenienti da altre zone e turisti stranieri) e sviluppato temi e narrazioni adatti a ciascun gruppo. Infine, i risultati verranno presentati in diversi formati, tra cui nuove proposte di campagne, kit di viaggio per turisti e miglioramenti delle campagne esistenti.
Struttura dell’università
Come studentessa, avevo accesso a spazi autogestiti per lo studio, laboratori, mense, supermercati interni e altri servizi, vivendo in un ambiente universitario efficiente e motivante che ha reso il mio soggiorno sereno e gratificante. L’Università di Sumida, in particolare, si distingueva per l’eccellente organizzazione: distribuita su cinque piani, offriva aule spaziose e ben attrezzate, garantendo un’esperienza accademica impeccabile sotto ogni aspetto. L'università si distingue per l’ampia gamma di servizi pensati per supportare gli studenti, non solo dal punto di vista accademico, ma anche per quanto riguarda la gestione della vita quotidiana. Il supermercato interno offre una vasta selezione di materiali di cartoleria a prezzi estremamente convenienti, permettendo agli studenti di reperire facilmente tutto il necessario per le lezioni, come quaderni, penne, evidenziatori e strumenti di disegno. Inoltre, è possibile acquistare pasti pronti freschi ed economici, ideali per chi desidera mangiare qualcosa di veloce e sostanzioso tra una lezione e l'altra. La libreria universitaria è fornita di tutti i testi richiesti dai professori per i vari corsi, oltre a una selezione di libri di approfondimento, riviste specialistiche e materiali didattici. La mensa è uno dei servizi più utilizzati dagli studenti, soprattutto da chi ha lezioni sia al mattino che al pomeriggio. Qui è possibile gustare pasti caldi, equilibrati e prezzi accessibili, con un costo medio che non supera i quattro euro. La varietà del menu e la qualità dei piatti rendono la mensa una soluzione pratica e conveniente per pranzi e cene. Il bar universitario è un punto di ritorno informale, perfetto per una pausa caffè o uno spuntino veloce tra le lezioni. È uno spazio ideale per socializzare con altri studenti in un'atmosfera rilassata.
Un punto di forza dell’università è rappresentato dalle aule studio, in particolare il Laboratorio del Dipartimento di Ingegneria. Questo spazio, dove ho trascorso gran parte del mio tempo, è un ambiente multifunzionale e altamente attrezzato per lo studio individuale e il lavoro di gruppo, pensato per favorire la creatività e il comfort. Al suo interno, sono disponibili stampanti di ultima generazione, numerose prese di corrente facilmente accessibili e una vasta gamma di materiali di cartoleria, tra cui pantoni, forbici, cucitrici e altri strumenti utili per i progetti creativi. Le postazioni di lavoro sono dotate di computer con doppio schermo, ideali per gestire al meglio attività complesse. Non manca un divano per concedersi momenti di relax, mentre una grande televisione è utilizzata sia per presentazioni che per piacevoli pause di svago, come la visione di film in compagnia. Completano l’ambiente alcuni elettrodomestici essenziali, tra cui microonde, bollitore e lavandino, che permettono di preparare pasti veloci o bevande calde. Il laboratorio è aperto 24 ore su 24, offrendo agli studenti la possibilità di utilizzare lo spazio anche la sera e nei weekend. È comune che gli studenti organizzano piccoli eventi, cene o feste, creando così un senso di comunità e appartenenza. Inoltre, è possibile richiedere in prestito dispositivi come iPad, iPhone e Mac per tutta la durata del soggiorno, facilitando ulteriormente il lavoro e lo studio.
L’università è nota per l'eccezionale livello di organizzazione e il supporto dedicato agli studenti, soprattutto a quelli internazionali. Fin dal primo giorno, ogni studente riceve un indirizzo email istituzionale, che diventa il canale principale di comunicazione con docenti e personale amministrativo. Nei primi giorni di permanenza viene organizzato un incontro di orientamento dedicato agli studenti stranieri, durante il quale i professori presentano i loro corsi. Questo aiuta a scegliere con maggiore consapevolezza le lezioni da seguire, valutando contenuti, metodi didattici e obiettivi formativi.
Opportunità di tirocinio
Un altro servizio offerto dall’università è quello per la ricerca di tirocini, un'esperienza fondamentale per arricchire il proprio percorso accademico e professionale.
Per gli studenti interessati a svolgere un tirocinio in Giappone, è importante pianificare con largo anticipo. Si consiglia di identificare aziende o studi di interesse con almeno alcuni mesi di anticipo, inviare il curriculum e manifestare la propria disponibilità per il mese di febbraio, poiché molte realtà giapponesi richiedono un lungo preavviso per l’organizzazione di tali programmi. Il visto studentesco può essere esteso senza particolari difficoltà, permettendo di rimanere in Giappone per l’intera durata del tirocinio. Inoltre, l’università consente agli studenti che svolgono un tirocinio curriculare di continuare a risiedere nel dormitorio, una soluzione economica e comoda rispetto agli affitti elevati di Tokyo. Per assistenza nella ricerca del tirocinio, è consigliabile contattare figura di riferimento come Keiko San, che offre supporto nella selezione delle aziende e nella gestione delle pratiche burocratiche.
La Chiba University si distingue per il suo impegno nel fornire agli studenti tutti gli strumenti necessari per affrontare al meglio il proprio percorso di studi. Tra le tante agevolazioni offerte, una delle più significative è la possibilità di accedere al pacchetto Adobe Creative Cloud al costo simbolico di soli 50 euro all'anno. Questa iniziativa dimostra l’attenzione dell'università nel sostenere i propri studenti, garantendo loro l’accesso a strumenti professionali che, diversamente, avrebbero un costo elevato. In un contesto accademico dove l’uso di software avanzati è sempre più richiesto, questa agevolazione rappresenta un'opportunità straordinaria per tutti gli iscritti, indipendentemente dal corso di studi. Grazie all'efficienza dei servizi offerti e al supporto costante, l'università rappresenta un ambiente ideale per gli studenti internazionali, favorendo non solo la crescita accademica, ma anche quella personale e professionale. L’esperienza si traduce in un percorso di formazione completo, che prepara gli studenti ad affrontare con successo le sfide future in un contesto globale.
La quotidianità e i viaggi
Le mie giornate erano un equilibrio tra studio, esplorazione e socializzazione. Ogni momento è stato un’opportunità per imparare qualcosa di nuovo, dalla scelta dei prodotti al supermercato al vagare per le strade di Tokyo alla ricerca di nuove rivelazioni. Anche le attività quotidiane, come fare la spesa, diventavano momenti di scoperta. Per una ragazza italiana che non conosce la scrittura giapponese e ha abitudini alimentari diverse, scegliere cosa mangiare non era semplice. Spesso trascorrevo molto tempo nei supermercati, scrutando i coloratissimi packaging e lasciandomi sorprendere dai sapori inaspettati dei cibi che acquistavo. Ho imparato che vivere a Tokyo non è così costoso come si potrebbe pensare. Mangiare in un ristorante tipico, chiamato Izakaya, spesso risultava più conveniente che fare la spesa, permettendomi di assaggiare pietanze che altrimenti non avrei mai provato. Ogni quartiere di Tokyo ha la sua storia e le sue caratteristiche, ma ce ne sono alcuni che ricordo ancora con nostalgia. Asakusa, con i suoi templi buddhisti, era sempre affollato di turisti, ma bastava deviare dalle strade principali per scoprire la tranquillità di ristorantini, negozi di antiquariato e bancarelle di street food, che costituiscono l’anima autentica del quartiere.
Shinjuku e Shibuya sono tra i quartieri più famosi di Tokyo. La prima volta che ho attraversato il famoso incrocio pedonale di Shibuya, noto come “Shibuya crossing”, mi è sembrato stessi sognando. Davanti a me si estendeva un mare di persone, ognuna con le proprie storie e i propri destini, mentre io ero affascinata dalla diversità e dalla vivacità dei colori sui grattacieli. Poi c’è sicuramente Akhiabara, anche detto Electric Town, il quartiere degli otaku per eccellenza. Qui, tra miriadi di negozi, si possono trovare action figure, modellini, manga, anime, cosplay, gadget, videogame e tecnologia all'avanguardia. Ueno (Figura 3) invece, è un quartiere più tranquillo, con ampi parchi, musei e viali fiancheggiati da alberi di ciliegio, che in primavera si tingono di rosa grazie ai loro bellissimi fiori (sakura). Ginza, rappresenta il lusso e l'eleganza di Tokyo, mentre Shimokitazawa e Odaiba offrono atmosfere uniche e imperdibili.
Nel corso dei mesi, oltre ad esplorare i quartieri di Tokyo e a perdermi nei meandri delle 13 linee metropolitane e nelle 286 stazioni, ho anche viaggiato al di fuori della città. Ho visitato luoghi vicini come Nikko, una piccola città montuosa a nord di Tokyo, Kamakura sul mare a sud di Tokyo, Hakone, famosa per i suoi centri termali, chiamati onsen, e Yokohama.
Ho avuto l’opportunità di esplorare il Giappone sia in compagnia che da sola, ma sono stati proprio i viaggi solitari a regalarmi le esperienze più intense. Uno di questi momenti è stato il mio viaggio ad Hiroshima. La sveglia suonava alle 4:30 per prendere il treno proiettile Shinkansen, che sfrecciava a una velocità incredibile di 320 km/h. Ho percorso quasi 900 km e mentre ero a bordo, con lo sguardo rapito dal Monte Fuji che si stagliava all'orizzonte, il mio cuore batteva all'unisono con l'emozione di un'avventura straordinaria. Visitare Hiroshima, scoprirne la bellezza e comprenderne la storia è stato un privilegio. Una città meravigliosa nonostante tutto, ma che purtroppo deve ancora insegnarci tanto. Di fronte alla città di Hiroshima c’è l’isola di Miyajima, (Figura 4) un paradiso terreno raggiungibile solo via traghetto. Ringrazio il fato, ancora oggi, per avermi portato lì: tra il santuario e il Torii rosso che emergeva dalle acque, ho avuto la sensazione di essere in un luogo sacro e unico al mondo, in cui la spiritualità e la natura si fondono in un'armonia perfetta. Non solo Hiroshima ha incantato il mio spirito avventuriero, ma ho anche avuto la fortuna di visitare Osaka (Figura 5), Kyoto (Figura 6) e Nara. Ogni città mi ha accolto con la sua storia millenaria e i suoi tesori culturali, regalandomi giornate piene di scoperte e meraviglie.
Quest’esperienza ha rappresentato per me un vero e proprio percorso di crescita personale. Ho affrontato sfide e opportunità con lo stesso entusiasmo, imparando dagli alti e dai bassi che hanno caratterizzato il mio viaggio in Giappone. Quando racconto le mie avventure in questa terra sorprendente, la parola “intensa” mi viene subito in mente. Tra momenti straordinari e difficoltà impreviste, come il terremoto del 1 ggennaio 2024, e la dolce nostalgia dei momenti festivi lontano da casa, ho sperimentato una gamma completa di emozioni.
Il Giappone mi ha donato sei mesi di vita intensa popolati da incontri indimenticabili, scoperte culturali e un profondo senso di libertà. Ho imparato a essere autonoma, ad accettare i miei limiti e a chiedere aiuto quando ne avevo bisogno. Questa terra straordinaria mi ha offerto un rifugio sicuro, un luogo dove mi sono sentita accolta e protetta nonostante la lontananza dal mio paese d’origine. Guardo al futuro con gratitudine e con la certezza che il Giappone continuerà a far parte del mio cammino.
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